Prefazione

Il lettore mi perdonerà se per presentare questo scritto di Marco Bresci mi abbandonerò ad una digressione dovuta ad un attacco di deformazione professionale, aggravata dalla frustrazione derivata dall’impotenza davanti all’aggressione persistente ed indefessa del nostro pianeta, da parte dei produttori di energia da sorgenti fossili. Vedrò di spiegare più avanti il nesso con questo libro.
Recentemente, alla ricerca di informazioni aggiornate sull’energia rinnovabile, mi è capitato sottomano un articolo sulla prestigiosa rivista scientifica internazionale Nature riguardante il gas naturale estratto dai depositi di argille a grandi profondità nel sottosuolo (noto nel mondo come “shale-gas”).
Da un paio d’anni “si” cerca di spiegare al mondo che questo gas rappresenta la soluzione più promettente del problema dell’approvvigionamento energetico dell’Umanità.
“Si” cerca di far capire che il metano, la componente preponderante di questo gas naturale, è “buono”.
“Si” sbandiera che esso produce la metà dell’anidride carbonica (CO2, il famigerato gas serra che sta distruggendo il nostro clima) generata dalla combustione del carbone (1).
“Si” fa sapere che ce n’è talmente tanto da permetterci di continuare con i nostri consumi attuali per moltissimi anni.
“Si” dice che gli Stati Uniti ne producono così tanto che, da importatori, sono diventati esportatori di petrolio poiché compensano l’impiego di quest’ultimo con la loro produzione nazionale di gas.

Quei “si” sono le lobby dietro i produttori di energia da sorgenti fossili che, continuando la politica del “dopo di me il diluvio” che ha portato al quasi annientamento delle riserve della preziosa materia prima petrolio ed all’aumento sempre più evidente della temperatura dell’atmosfera terrestre, hanno trovato un nuovo argomento per continuare ad inquinare il Pianeta.
Quei “si” diffondono un mare di bugie: la verità è che il “toccasana” metano sarà invece il nostro nemico numero uno nella degradazione del clima.
Quel che non “si” dice, infatti, è che il “fracking”, il metodo particolare di estrazione di questo gas, provoca danni immani all’Umanità inquinando le scarse riserve acquifere della Terra e ne deturpa la superficie con migliaia e migliaia di pozzi e strutture invasive nei territori di molte nazioni (2).
Quel che non “si” diffonde è che il metano è un gas serra 21 volte più potente della CO2. Quel che soprattutto non “si” dice è che, a causa delle perdite durante la sua estrazione ed il trasporto, rendono il metano estremamente dannoso di per sé stesso, prima ancora di utilizzarlo (3).
Quest’affermazione viene confermata proprio in quell’articolo di Nature dove, basandosi su dati di istituti di ricerca indipendenti da influenze politiche, si dimostra che le perdite durante la produzione ed il trasporto di questo gas possono, addirittura, arrivare al 9% (4). Ora, i calcoli sono semplici: se si ha una perdita del 5% e l’effetto serra legato al metano è 21 volte si ha che: 5% x 21 = 105%. Il che vuol dire che il metano genera un effetto serra più grande della CO2 che esso produrrà, prima ancora di produrla. Se quindi le perdite sono del 9% si deve ammettere che questo gas accelererà pesantemente la corsa verso il collasso del nostro clima (5).
Ed ecco il nesso della digressione annunciata in apertura di capitolo con questo libro di Marco Bresci: cosa può fare l’Umanità per bloccare tali catastrofi? O per garantire la soddisfazione dei diritti umani a tutti i suoi membri? O per bloccare lo sperpero delle risorse fisiche ed economiche globali da parte di un gruppo di cellule impazzite del suo “corpo” (per esempio i sunnominati ”si”)? O per arrivare ad una pace universale spegnendo i numerosi conflitti armati che tormentano i popoli? O…
La risposta è: nulla! L’Umanità non può fare nulla perché “Umanità”, che è un vocabolo che esprime la nozione di “complesso di tutti gli esseri umani della Terra”, non è niente di più che una parola.
Mi spiego meglio: questa definizione, che ci fa intendere che stiamo ben parlando di una massa reale di sette miliardi d’individui, raggruppati in un gran numero di popoli, rimane, in effetti, un concetto astratto perché l’Umanità è come se non esistesse.
Essa non ha, infatti, il potere di agire come un ente reale in un mondo fisico dominato da forze reali che la opprimono. Non ha il potere di proteggersi direttamente dagli attacchi micidiali di alcuni dei suoi membri. Non può fare nulla perché non ha una “veste giuridica” che le permetta di difendersi.
Lo scopo principale di questo libro è di lanciare un appello per dare all’Umanità, nelle parole di Marco, “un riconoscimento universale, politico, giuridico e spirituale dell’Umanità, fattore imprescindibile per il conseguimento della pace mondiale permanente”.
Se non si arriverà a dare all’Umanità una tale investitura, che la doti di mezzi di regolamentazione internazionali, al di sopra delle manovre lobbistiche che operano a livello delle fazioni politiche dei singoli stati, la nostra specie rischia di non avere un futuro. Sì, perché l’episodio del gas da scisti argillosi non è che uno dei tanti attentati all’Umanità.
Dovunque nel modo esistono guerre che causano tanta sofferenza a centinaia di milioni d’innocenti con le motivazioni più assurde. Molte sono generate dai medesimi sunnominati ”si” per entrare in possesso delle fonti di energia e delle risorse di materie prime spesso, persino, mascherate dietro falsi motivi di dissidio religioso.
Il guaio è che non si tratta più di scaramucce tra famiglie e tribù agli albori dell’Umanità, che hanno comunque permesso il suo lento sviluppo demografico, culturale e tecnologico. Oggi, dopo la realizzazione dei moderni sistemi di distruzione di massa (dalle 27.000 bombe nucleari e termonucleari esistenti al mondo (6) a quelle biologiche e chimiche (7)), il rischio dell’annientamento dell’Umanità è diventato una reale possibilità e, anche supposto si possa trovare un modo di bloccare quella follia, rimane la possibilità dello sterminio lento e inesorabile di tutte le specie viventi nonché della distruzione sistematica del Pianeta a causa dell’impiego ostinato delle energie fossili.
Sento già le voci del “dagli all’allarmista catastrofista!”. Non si tratta, in realtà, di generare paure, si tratta di avvertire i nostri simili, appoggiandosi su dati di fatto accertati da organizzazioni internazionali al disopra d’ogni sospetto, dell’urgenza di far qualcosa per arrestare questi processi. La possibilità esiste, almeno quella di far sì che i danni si riducano al minimo. Ma bisogna cambiare il modo di vedere il mondo.
Ora, infatti, come dice Marco, la situazione dei popoli non è più quella di un tempo. Nella scala dello sviluppo dei raggruppamenti sociali e della loro evoluzione politica si è passati, per esempio, dalle semplici strutture tribali alle enormi masse dei mega-stati, dalle piccole porzioni di territorio all’occupazione di tutto il Pianeta, da una relativa abbondanza di mezzi di sostentamento all’attuale spettro di una carestia globale (di cibo e di risorse).
Una possibile soluzione del problema, che viene presentata proprio in questo libro, fa appello al sentimento di collaborazione insito, ma non ben sviscerato, in ogni essere umano: quello dell’azione solidale di gruppo. Quello stesso che ha permesso ai rozzi ma schietti spiriti dei nostri più antichi antenati di far sopravvivere la nostra specie fino a noi.
Questo sentimento viene purtroppo costantemente smorzato, come nel caso dello “shale-gas”, dalla diffusione prezzolata di false informazioni per fare in modo che la massa degli esseri umani eviti di armarsi di buona volontà e di unirsi per invertire il corso del decadimento della nostra specie.
La tecnica usata è quella di creare divisione tra gli individui diffondendo l’idea che il sentimento di egoismo rappresenta l’atout per raggiungere un sicuro successo. Con lo strombazzamento dei media si presenta alle masse il trionfo materiale (politico, finanziario e di potere) di uno sparuto gruppo di individui (il cosiddetto uno per cento dell’Umanità che possiede il quaranta percento delle ricchezze del mondo) così che, spesso, moltissimi si lasciano influenzare concentrandosi su una piccola porzione di sparuto benessere materiale personale, guardandosi bene che non venga loro tolto dal prossimo. E, intanto, i parassiti del gioco d’azzardo finanziario, dell’assalto al “potere” e dell’ammasso insulso di ricchezze, quell’uno per cento dell’uno per cento dell’Umanità che, per cupidigia, non si trattiene nemmeno dal provocare conflitti ed attentati pur di arrivare al possesso delle risorse della Terra, impera a scapito delle sofferenze della stragrande maggioranza dell’Umanità.
Un grande problema nel problema, generato da questa manovra, è rappresentato dal fatto che i possessori della quasi totalità dei mass-media sono proprio costoro e riescono perciò a distrarre le masse con falsi idoli convincendole alla rassegnazione, diffondendo il falso messaggio che le risorse della Terra sono così sparute da giustificare la lotta per il loro accaparramento. In realtà, il nostro pianeta ha in sé la capacità di mantenere, ad un livello elevatissimo di benessere materiale, persino una popolazione di un ordine di grandezza più grande di quella, già spaventosamente grande, attuale.
Certo, l’affermazione suona provocatoria e quasi assurda, ma il segreto di questa capacità giace nel fatto che l’energia pulita a disposizione della Terra è alcune migliaia di volte più abbondante di quella che l’Umanità intera (sarebbe però meglio dire il terzo più fortunato di essa) consuma oggi. Con l’energia si può produrre tutto; l’energia è ricchezza, l’energia è benessere, l’energia è vita.
Quella stessa vita che il Sole ha fatto scaturire ed ha alimentato sul nostro Pianeta, con la sua propria energia. Esso può ancora, con essa, sostenere quest’Umanità per altri quattro miliardi di anni e con l’enorme flusso richiesto dalle nostre moderne tecnologie, in un ambiente perfettamente salubre, abolendo per sempre l’uso folle delle classiche sorgenti di energia.
Questo però richiede un nuovo modo di organizzare il mondo. Richiede una comunità umana nuova, dove le discriminazioni di razza, genere, religione ed opinione siano definitivamente abolite. Dove regni, principe, lo spirito di solidarietà. Dove l’Amministratore che tutelerà l’Umanità nella sua veste giuridica di ente universale, sia la Giustizia. Per ottenere questo bisogna fare uno sforzo universale che comincia da noi singoli individui che comprendiamo questa necessità.
Il lettore trova questo tema in questo scritto, incentrato sul dare una figura giuridica all’Umanità, perché Marco, un toscano di razza, che, forse (mio pregiudizio) sfiorato dal luogo comune al centro ed al nord che vede la Basilicata immersa in un sud desolato, ha trovato proprio tra le bellezze naturali e culturali di Matera, questo spirito di collaborazione dinamica che può far smuovere gli ostacoli più grandi.
Ora, però, per creare un movimento di opinione che riesca a far uscire il mondo dallo status quo in cui viviamo bisogna avere il coraggio di denunciare le lacune del presente sistema senza, però, l’intento di spingere ad un movimento di rivoluzione materiale, perché sono proprio le rivoluzioni del passato che hanno sostituito, con grande sofferenza delle popolazioni, sistemi repressivi con altri di diverso colore che hanno mantenuto le miserie dei popoli. Si tratta invece di un movimento di opinione, di una rivoluzione delle coscienze cui tutti dovremmo partecipare.
Soltanto così potremo avere una vera “primavera” mondiale di pace e di serenità e non quella cui stiamo assistendo in alcune vicine nazioni mediterranee.
In questo documento, Marco, la denuncia la fa, ma con dolcezza, perché nella sua visione del mondo quel che conta è di riuscire a ribaltare il presente stato di abbandono attraverso un processo di collaborazione serena tra tutti gli esseri umani e, quindi più che ammonire veemente (che sarebbe il mio stile), è importante mostrare che la possibilità di cambiare è a portata di tutti.
Anche coloro, che perseguono le loro cupidigie incuranti della sofferenza del resto della popolazione e delle condizioni del Pianeta, hanno la possibilità di rendersi conto dell’effetto negativo della loro condotta e riconvertirsi alla collaborazione con il resto dell’Umanità.
Certo è, però, che noi esseri umani nella stragrande maggioranza, sebbene all’apice dello sviluppo scientifico e tecnologico, non siamo ancora arrivati alla completa evoluzione in senso sociale e quindi molti restano indifferenti al richiamo.
Ecco perché in questo documento si mostrano possibili soluzioni ai vari problemi che affliggono l’Umanità. Essi si realizzeranno soltanto se ogni essere umano si convince di appartenere ad Essa non come numero ma come membro attivo e pieno di comprensione per gli altri e tenendo presente che Essa non è soltanto l’insieme degli esseri umani che la compongono ora ma, e soprattutto, quelli delle generazioni future. Proprio considerando questa realtà diventa un dovere imprescindibile evitare qualsiasi danno al Pianeta e preparare una struttura sociale che garantisca il benessere presente e futuro di tutti.
Chiudo mettendo l’accento sul fatto che l’autore, nella sua profonda convinzione, fa costante riferimento a motivi religiosi che, mentre potrebbero suscitare un elemento di apprensione per coloro che, delusi dal degrado generale delle organizzazioni cresciute attorno alle varie fedi, temono giustamente l’ingerenza di questi organismi nelle organizzazioni umane, possono, invece, essere di conforto per coloro che percepiscono la vera essenza dello spirituale, che trascende ogni interesse materiale ed ispira chi cerca di ristabilire l’insediamento della Giustizia nei cuori degli uomini.

Nazzareno Gottardi

Schuttrange, Lussemburgo, 1 febbraio 2013

(1) Una molecola di metano, CH4, combinandosi con l’ossigeno dell’aria produce una molecola di CO2 liberando acqua, H2O.
(2) In Europa, per ora, non lo si vuole fare. L’ex ministro dell’ambiente tedesco, Norbert Röttgen, vi si è decisamente opposto. Si veda: http://www.spiegel.de/international/germany/germany-rejects-fracking-to-tap-natural-gas-a-831764.html.
(3) N. Gottardi: “Le risorse non sono beni delle nazioni che le detengono bensì patrimonio dell’umanità”; Convegno: L’Ingegno Al Servizio della Mobilità Sostenibile. Montecatini Terme, maggio 2012.
(4) Jeff Tollefson: “Methane leaks erode green credentials of natural gas”; Nature, vol. 493 pag. 12; 3 gennaio 2013, facendo riferimento ai dati della NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration).
(5) Si deve anche dire che questa del contributo diretto all’effetto serra del metano non è una novità. La novità sta nell’enorme volume, che va ad aggiungersi a quello emesso durante le estrazioni di petrolio. Il metano noto al grande pubblico è quello emesso dagli erbivori. Questo, accettato dalla gente come un fatto naturale, è stato usato, a mio avviso, ad arte per distrarre l’attenzione da quello prodotto in enorme quantità dall’industria estrattiva.
(6) Mohamed El Baradei – Dissertazione per il Premio Nobel per la Pace 2005; International Atomic Energy Agency: (…. 27,000 warheads in existence. I believe this is 27,000 …); 10 dicembre 2005. http://www.nobelprize.org/nobel_prizes/peace/laureates/2005/elbaradei-lecture-en.html.
(7) Cfr. http://it.wikipedia.org/wiki/Arma_di_distruzione_di_massa.

Manifesto/Dichiarazione per il riconoscimento politico, giuridico, universale e spirituale dell’Umanità