La pandemia scatenata dal coronavirus sta mettendo in crisi l’intero sistema sanitario, economico e sociale, la globalizzazione, il consumismo, le conquiste dello stato sociale, la libertà di movimento di persone e merci. Siamo in un processo di cambiamento esponenziale per la velocità e per gli effetti. In passato l’Umanità ha conosciuto altre pandemie, calamità e guerre, ma anche passaggi evolutivi nei momenti di grande dolore. Ritornano alla mente la cadute di grandi e secolari potentati, come i Borboni, gli Asburgo, gli Hohenzollern ed in tempi più lontani l’Impero Romano. Siamo alla vigilia di un cambiamento di paradigma? Molti lo auspicano. La storia ci può indicare delle risposte.
Edward Gibbon (Putney, 8 maggio 1737 – Londra, 16 gennaio 1794) è stato uno storico, scrittore e politico inglese. Membro del Parlamento della Gran Bretagna per i Whig, la sua opera più importante e famosa, La storia del declino e della caduta dell’Impero Romano, pubblicata in sei volumi dal 1776 al 1788, si distingue per la qualità e l’ironia della prosa, e per le critiche indirizzate alle confessioni religiose. (1)
Quale la scena all’epoca dell’Impero Romano alla vigilia della sua caduta? Gli elementi prevalenti erano: crisi sociale ed etica, individualismo, diffuso paganesimo e superstizione; eserciti composti da mercenari (non più da Romani), malattie e calo delle nascite, invasione di barbari (gli “extracomunitari” di allora, gli “extraromani”), corruzione e decadentismo.
Alcuni studiosi hanno cercato di identificare dei paradigmi nascosti nella storia umana. Secondo Jean – Marc Lapin (3) un primo paradigma è lo sviluppo di una civiltà che ha un punto di inizio, uno sviluppo, un apice, un periodo di decadenza, una fine. La civiltà romana dopo aver raggiunto il suo massimo splendore sotto Augusto aveva iniziato il suo declino. Ogni civiltà si sviluppa in base a un sistema di parametri: una lingua, una moneta, un codice di leggi, un filone artistico, una religione, una fonte di energia. In particolare quando nasce una nuova religione cambia la visione del mondo e su questa visione si sviluppa una nuova civiltà, superando così il precedente sistema di riferimento. “La vera filosofia della storia si limita a far passare sul piano cosciente e dell’esplicito ciò che, in una visione del mondo, è incosciente e implicito, cioè il sistema di valori comune agli individui di una società che permette ad essi di orientarsi sulla carta del tempo e di dare un significato alla loro vita, permettendo loro di situarsi nella geografia della storia, e nello stesso tempo permettendo loro di cogliere il nesso tra il loro destino individuale e il destino collettivo dell’umanità.” (4) Nella fase di decadenza “È questa visione del mondo che si affievolisce ed il sistema di valori perde la sua coerenza, comportando una perdita del senso collettivo… fondamentale per la struttura psicologica degli individui, è fondamentale anche per la personalità collettiva della società.
Se una civiltà perde la sua visione del mondo essa si dissolve nell’individualismo narcisistico e perde contemporaneamente la capacità di interpretare e di dare un senso al suo passato e di proiettarsi nel futuro… La soddisfazione dei bisogni individuali prende il sopravvento su tutto il progetto collettivo e la civiltà muore a poco a poco…” (5)
Un secondo paradigma si può identificare nello “spirito dell’epoca” incarnato in una religione o in un’ideologia che si diffonde in un’epoca contrassegnata da crisi e da ricerca di nuovi valori. All’epoca dei Romani vigeva il politeismo (paganesimo con i culti più svariati). Tutte le grandi religioni si sono affermate non per pressione ideologica e psicologica, ma perché il “pensiero” di una minoranza, il “lievito”, diventa patrimonio comune della maggioranza, grazie all’avanzamento del processo storico. All’epoca dell’Impero Romano la fede cristiana assolse questo compito.
Un terzo paradigma è identificabile nel “transculturalismo”, ovvero nel pluralismo culturale e religioso. Al tempo dei Romani nei confini dell’Impero erano contenuti popoli con tradizioni e culture estremamente diverse e accomunate dal Codice Giuridico Civile Romano. Il cristianesimo si affermò in una parte di mondo dove erano cadute le frontiere e dove vigeva un pluralismo culturale e religioso.
Un quarto paradigma riconosciuto da Jean è l’influenza sulle istituzioni politiche, nello spirito più che nella forma, dalla nuova visione del mondo introdotta da un’ideologia religiosa. Nel corso della storia vediamo che vi è un processo di continuo adattamento ed evoluzione, piuttosto che di soppressione o estinzione, per nascita di nuove istituzioni che prendono il sopravvento. In epoca moderna le monarchie non sono scomparse, sono affiancate da corpi elettivi, i Parlamenti, e le loro funzioni sono limitate dalla Costituzione.
Un quinto paradigma è riconducibile nel decadentismo dell’arte e del sapere che segna la fine di una civiltà. La società si basa molto sulla creatività e sulla conoscenza, per l’impostazione delle relazioni e la risoluzione di problemi di ordinaria amministrazione. Questa caduta conferma la necessità di una nuova rinascita culturale, etica e artistica. L’abitudine agli “ozi” faceva sì che i Romani non si impegnassero più.
Questi sono solo alcuni dei paradigmi che caratterizzano la storia delle civiltà, gli storici possono trovarne altri.
Come non pensare che la fase storica che stiamo vivendo non sia una di quelle crisi che determinano un cambiamento sostanziale nel processo della civiltà umana? La destabilizzazione in corso riuscirà a far emergere lentamente un cambiamento di paradigma? Sicuramente è importante che ognuno faccia la propria parte, qui e ora, che ricerchi il proprio ruolo, per lasciare una traccia positiva sul futuro del Pianeta e dell’Umanità.
(1) Fonte: Wikipedia
(2) Immagine pubblicata su Wikipedia (ibidem).
(3) Jean – Marc Lapin, “I paradigmi nascosti della storia. Raffronto fra la storia dei primi secoli del cristianesimo e quella dei primi secoli della fede bahá’í”, Opinioni Bahá’í, N°4, anno 1998.
(4) Ibidem.
(5) Ibidem.